Di Tutto , di più... sui rifiuti

19/02/2007 00:30:00 - autore: fausto - categ.: Rifiuti & Riciclo

 
 I RIFIUTI NON COME RISORSE, MA COME DISVALORE.

La gestione integrata del ciclo dei rifiuti è una questione molto complessa, che crea allarme sociale e sulla quale la cronaca incalza: il momento è assai delicato, visto che il Piano Industriale di Ambito, predisposto dal gruppo tecnico, è in dirittura d'arrivo, e ciò significa che siamo (quasi) nella fase in cui l'Assemblea dell'ATO 7 dei rifiuti della provincia di Arezzo , ovvero i Sindaci, dovrà decidere quale strategia adottare per una gestione integrata del ciclo dei rifiuti per i prossimi decenni (non è un'affermazione esagerata).
Da rilevare  al riguardo  che la Finanziaria 2007 è molto severa nel caso di mancato raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata a livello di ATO (40%, 50%, 60%, rispettivamente entro fine 2007, fine 2009 e fine 2011) non dimenticando che la Regione Toscana, nel Piano Regionale di Sviluppo (approvato) e nel Piano Regionale di Azione Ambientale (in corso di esame) ha deliberato l'obiettivo di una riduzione della produzione dei rifiuti del 15% ed un livello di RD pari almeno al 55% nei prossimi 5 anni. Purtroppo per una svariata serie di ragioni  l'ATO 7 di Arezzo è ad una percentuale di RD poco superiore al 24% nel 2005 (addirittura in calo rispetto al 2004) con soli due Comuni oltre il 40%, risultando il più basso tra tutti gli ATO toscani.
La mia indicazione è quindi quella di tentare una inversione di rotta, adottando serie politiche di raccolta differenziata, la quale, ormai è ampiamente dimostrato in tutta Italia (città grandi, medie, piccole, significativi quartieri di metropoli, modesti paesi, minuscole frazioni, soprattutto nel nord, ma anche nel centro e nel sud) può superare agevolmente il 70 % solo dove è attivato il servizio di raccolta rifiuti domiciliare o porta-a-porta - anche con tariffazione puntuale - del maggior numero possibile di frazioni recuperabili.
A parer mio, quindi, le priorità di questo Piano Industriale di Ambito dovrebbero consistere nel sollecitare tutte le iniziative ed attivare tutti i provvedimenti organizzativi che possano invertire la tendenza all'aumento dei rifiuti e consentire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione e differenziazione dei medesimi, con puntuali verifiche annuali. In particolare occorrerebbe coinvolgere tutti i soggetti pubblici e privati per intervenire sui modi della produzione, della distribuzione e del consumo delle merci, agendo su normative, regolamenti e leggi.
Il Piano si dovrebbe proporre di realizzare, estendere e verificare a livello regionale e di ATO accordi di programma e progetti mirati, prevedendo incentivi e sostegni alle aziende di produzione, di distribuzione ed ai consumatori per rendere economicamente conveniente la scelta della modifica degli imballaggi, della riduzione e della raccolta differenziata spinta, sia della parte secca, sia della parte organica dei rifiuti, finalizzata al recupero / riutilizzo / riciclaggio dei materiali ed alla produzione di compostaggio di qualità, favorendo un circuito proficuo di attività economiche. Inoltre, anche in merito alla notevole quantità di rifiuti prodotta, occorre rilevare che la forte presenza di rifiuti assimilati rappresenta uno dei motivi della costante crescita della produzione degli stessi: per questo il Piano dovrebbe indicare alla Comunità di Ambito la necessità di ridurre drasticamente la quantità degli assimilati, definendo una nuova regolamentazione del criterio di assimilabilità, con parametri assai più restrittivi di quelli in vigore. I rifiuti speciali e industriali dovrebbero infatti essere gestiti con gli appositi Piani specifici (come previsto dalla legge) ispirati anch'essi ovviamente - al massimo recupero di materiali, alla minima produzione di scarti ed alla incentivazione di processi produttivi puliti.
Solo con la realizzazione degli obiettivi di cui sopra si potrà decidere il tipo di impianti necessari allo smaltimento finale ed il loro dimensionamento, visto che a quel punto sarebbero gli impianti stessi a diventare residuali, rimanendo ben poco da smaltire.
Una cosa è sussurrandola sommessamente e volendo pensare in grande  si potrebbe dire riguardo al trattamento finale del rifiuto rimanente dopo una elevata quantità e qualità di raccolta differenziata; forse il sistema migliore  a tutt'oggi, che non prevede alcun processo di trattamento termico e che non fornisce un'alternativa alla RD cosiddetta spinta, anzi procura un sostegno a questo processo e ne costituisce il naturale completamento: il Trattamento Meccanico Biologico (TMB) meglio conosciuto come gestione a freddo dei rifiuti.
Non è una tecnologia nuova, ma una evoluzione rispetto ai vecchi sistemi di compostaggio, usati svariate decine di anni fa per stoccare i rifiuti indifferenziati: spesso infatti sono idee semplici provenienti dal passato che ci possono indicare la strada migliore per il futuro! Si tratta  sostanzialmente  di una integrazione di tecniche di separazione meccanica super efficienti con sistemi basati sul trattamento biologico delle frazioni biodegradabili; praticamente si pulisce la parte residuale dei rifiuti (quelli rimanenti dopo una vera raccolta differenziata) in modo tale da estrarne frazioni ulteriormente riciclabili (carta, cartone, plastica, alluminio, acciaio, vetro, ecc.): queste ultime non sono di pregio, ma possono essere comunque collocate sul mercato, anche se a prezzi inferiori  ovviamente  rispetto a quelli ottenibili dalla RD porta-a-porta, innegabilmente la migliore per qualità di differenziazione.
Il TMB, molto sinteticamente:
è un tipo di impianto che ha dei costi molto inferiori rispetto ai Termovalorizzatori di ultima generazione;
  1. adotta moderni sistemi tecnologici (facilmente reperibili sul mercato) di intercettazione dei vari materiali che compongono i rifiuti residui (separatori magnetici per il ferro, separatori a mulino per i metalli non ferrosi, lettori ottici, vagli rotanti, classificatori ad aria, tavole pneumatiche, contenitori a compressione, trituratrici di vario tipo, ecc.) consentendo un trattamento anaerobico-aerobico della frazione organica;
  2. quest' ultima prima di essere stabilizzata - produce soltanto la quantità di bio-gas necessaria per l'auto-alimentazione dell'impianto medesimo, e ciò permette un bilancio positivo per i gas-serra;
  3. mettiamo ipoteticamente di raggiungere un livello di RD del 70% con elevata qualità di differenziazione (cioè con un basso tasso di impurità, ottenibile solo con un sistema domiciliare / porta-a-porta): del 30% di rifiuti residuo  una volta praticato il TMB  solo 1/4 sarebbe da collocare in discarica, quindi circa il 7,5% del totale dei rifiuti prodotti, mentre i restanti 3/4 (il 22,5% del totale dei rifiuti) può essere ulteriormente riciclato e riutilizzato, anche se ovviamente per applicazioni di più basso livello (es. giardini, per quanto concerne l'organico);
  4. da sottolineare il dato del 7,5% residuo di rifiuti (circa) da conferire in discarica: infatti, un moderno Termovalorizzatore produce approssimativamente un 30% di scorie e ceneri tossiche, che abbisognano comunque di una discarica per la loro definitiva collocazione;
  5. oltre alla sua modesta dimensione, la discarica di che trattasi riceverebbe rifiuti altamente stabilizzati, con un ridottissimo potenziale di generare sia metano (il quale è 20 volte climalterante rispetto all'anidride carbonica) sia odori e percolato (che è - in questo caso - meno pericoloso di quello proveniente da altri materiali quando vengono messi tal-quali in discarica) oltre che ad avere meno cedimenti di assestamento: lo stesso quadro di emissioni di C02 evitate non ha confronti con altre modalità di trattamento/smaltime nto;
  6. ultima ma prima per importanza - considerazione, che diventa decisiva per chi ha in mente un mondo migliore e vuole dare il suo contributo, piccolo o grande che sia: dopo aver attuato una culturalmente ed ambientalmente avanzata politica di gestione dei rifiuti, tramite la suindicata riduzione della produzione e la RD porta-a-porta, il Trattamento Meccanico-Biologico, semplicemente perchè non prevede alcun processo di trattamento termico - non produce le famigerate micro e nano-particelle (PM diametro 2,5 micron - PM1 - PM0,1) che sono proprio quelle emesse dai Termovalorizzatori di ultimissima generazione, molto piccole rispetto a quelle prodotte dai vecchi inceneritori, ma assai più pericolose per la salute umana (minore è la loro dimensione, maggiore è la loro nocività).
Ormai non esiste più alcun dubbio a livello scientifico: queste micro e nano-particelle, una volta che sono entrate nell'organismo, innescano una serie incontrollabile di reazioni che si tramutano in malattie (appunto nanopatologie) tipo varie forme tumorali, gravi disturbi neurologici, rilevanti patologie allergiche ed infiammatorie, serie malformazioni fetali, ecc.

 
Pergine Valdarno, febbraio 2007 F.to Fausto Tenti (Assessore Ambiente Comune Pergine V.no)


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