Marine Le Pen condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo
Evocare grandi figure per rafforzare l’idea di essere vittima di un’ingiustizia a volte può essere una strategia perdente.
Marine Le Pen è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell Uomo a quattro anni di carcere, di cui due con sospensione della pena, una multa di 100.000 euro e cinque anni di ineleggibilità.
Per tutta risposta la leader del Rassemblement National ha reagito organizzando una manifestazione a Parigi per sostenere che la sua condanna è frutto di una macchinazione politica volta ad escluderla dalla competizione presidenziale francese del 2027.
Ha addirittura paragonato la sua lotta con quella di Martin Luther King, Nobel per la Pace, simbolo globale di giustizia, uguaglianza e diritti umani per le sue lotte non violente contro la segregazione razziale per l uguaglianza tra bianchi e neri.
L accostamento improprio che definirei senza dubbio blasfemo, ha fatto discutere il mondo per la distanza enorme che separa le due vicende:
King lottava per l emancipazione e contro l oppressione di un intero popolo negli USA, la Le Pen lotta contro un procedimento giudiziario democratico in Europa che la condanna per appropriazione indebita di fondi pubblici, non per motivi legati alla libertà di espressione o alla difesa dei diritti umani.
02/12/2025 18:42:43
La condanna di Marine Le Pen ha suscitato giudizi contrastanti nel popolo francese, la maggior parte di esso ritiene che il giudizio del tribunale non sia stato una condanna politica ma una meritata condanna giudiziaria. L'affiancamento con M.L.King non ha nessuna motivazione. Questa condanna sottolinea che nessuno, per quanto influente, può sottrarsi alla giusta punizione quando se ne verifichino le condizioni. So bene che non questa non è la regola, ma vederla applicata qualche volta da una certa soddisfazione, certamente non per contrasto alla Le Pen in quanto tale ne alla parte politica che rappresenta, per una questione di giustizia applicata con la benda sugli occhi perché non è la persona che si giudica ma il reato commesso.